Spesso il legislatore si invaghisce di espressioni nate in ambiti specifici ma poi entrate nel lessico corrente al punto da usarle nei testi normativi. Oltre che da parole come «governance», un esempio è rappresentato dall’asserzione «cabina di regia». Usata per la prima volta a livello nazionale in una legge del 1995 (ma si veda anche la più recente cabina di regia istituita dall’articolo 212 del Codice degli appalti), essa è ricorrente anche nella normazione provinciale.
In Trentino, infatti, tra le altre, abbiamo: la cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai (articolo 51, legge provinciale 11/2007); la cabina di regia provinciale per l’attuazione di politiche integrate per la prevenzione del disagio delle famiglie e dei cittadini (articolo 29, legge 1/2011); la cabina di regia del sistema integrato provinciale della vigilanza territoriale e ambientale (articolo 7, legge 4/2009); la cabina di regia della filiera foresta–legno (decreto presidenziale dell’agosto 2014); sta inoltre per essere istituita anche una cabina di regia finalizzata al coordinamento delle azioni destinate a combattere il cyberbullismo (delibera 1764/2017 della giunta provinciale).
Stando al vocabolario, la locuzione indica semplicemente il locale acusticamente isolato da cui il regista dirige i programmi radiotelevisivi: un luogo, quindi, più che un’attività. Nel contesto indicato, il significato dovrebbe sintetizzare un’azione di governo capace di integrare visione, programmazione, coordinamento e azione concreta. I puristi in campo giuridico guardano con sospetto il ricorso a espressioni siffatte perché vaghe e indistinte, almeno fino a quando non viene precisato con esattezza chi fa cosa e come.
Ci sono due aspetti che inducono a un’attenta e approfondita riflessione. Per un verso, di regola, il regista è solo, mentre in simili «cabine» confluiscono una pluralità di soggetti portatori tanto di competenze quanto di interessi relativi allo specifico ambito preso in considerazione. Dall’altra parte, il regista è colui che predispone le scene e le azioni cui gli attori dovranno attenersi: il perno creativo di un lavoro di squadra.
Non è chiaro se l’espressione cabina di regia rimandi ai locali, alle apparecchiature oppure a un qualche elemento sostanziale. Alla fine è un’espressione ambigua che fa tornare alla mente Giorgio Gaber, il quale nella canzone «Far finta di essere sani» diceva: «Per ora rimando il suicidio e faccio un gruppo di studio».
Corriere del Trentino 14 novembre 2017