Spesso si legge sui giornali di attacchi agli avvocati. Specialmente a quelli che accettano la difesa di persone che commettono crimini orrendi.
La gente si chiede: ma come può accettare di difendere un criminale di tal fatta?
E spesso si fa coincidere la figura del difensore con quella dell’imputato così da riversare sul primo le stesse colpe di cui è accusato il secondo.
Il film “Il mistero Von Bulow” (Usa, 1990, regia di Barbet Schroeder) vede come protagonista un professore di una prestigiosa facoltà giuridica statunitense che accetta di difendere in appello una persona condannata in primo grado per uxoricidio sulla base di prove create ad arte. La trama è interessante perché riproduce sullo schermo una metodologia didattica: la clinica legale (legal clinic). Un caso approdato in un giudizio viene affrontato da un docente universitario insieme agli studenti del proprio corso affinché questi ultimi imparino ad affrontare un caso della vita reale.
Di seguito il testo del dialogo (che si svolge all’inizio del film) tra il professore/avvocato e una studentessa che gli rimprovera di aver accettato il caso.
Studentessa: Von Bulow è palesemente colpevole di un delitto spregevole e se grazie a noi tornasse libero diventeremmo suoi complici in questo crimine, sarebbe favoreggiamento. Alan sono esterrefatta. Con il suo passato di difensore dei poveri e degli oppressi come ha potuto accettare questo caso? Comunque io non voglio averci niente a che fare e spero che i miei compagni di corso facciano altrettanto.
Professore: Posso esercitare il mio diritto alla parola come sancito dal primo emendamento?
Studentessa: Prego.
Professore: Se gli avvocati difendessero solo gli innocenti vi assicuro che ne basterebbero 10 in tutto il paese. Nessuno di voi troverebbe più lavoro.
Studentessa: Qual è la ragione per cui si deve aiutare un colpevole ad uscire di galera?
Professore: Tu sei sicura che Von Bulow sia colpevole? Sicura al 100%?
Studentessa: Aveva un avvocato. Ha avuto un processo. È stato condannato.
Professore: E sei sicura che abbia avuto un processo equo?
Studentessa: Andiamo, Alan.
Professore: È la base dell’intero sistema. Chiunque sotto accusa ha diritto a una difesa. E il sistema è lì per aiutare quelle poche persone innocenti accusate ingiustamente. Sta’ a sentire. Prendiamo te. Un giorno decidi di divorziare da tuo marito. La settimana seguente sei accusata di molestie sessuali a tuo figlio. Non c’è niente da ridere. Storia del genere ne capitano continuamente. E di colpo ti ritrovi sola. Garantito. Credetemi è un incubo. Chiunque ti conosca dà per scontato che tu sei colpevole. Persino il postino comincia a guardarti in modo un po’ strano. E ti accorgi che c’è una sola persona disposta a crederti. C’è una sola persona di cui ti fidi: il tuo avvocato.
Studentessa: Mi ha convinto. D’accordo. Qualcuno dovrà difendere Von Bulow. Ma perché lei Alan? Perché noi altri?
Professore: Sei una mia allieva. Puoi scegliere. Non sei obbligata a fare una cosa che non vuoi. Dipende solo da te. Il criterio con cui io scelgo i casi, e in questo sono diverso da molti altri avvocati che non sono professori e fanno questo lavoro per vivere, è che io scelgo i casi che mi fanno più arrabbiare. E io sono molto arrabbiato adesso. La famiglia ha assunto una specie di pubblico ministero privato. Inaccettabile. hanno effettuato una perquisizione in casa non autorizzata. Ora se glielo lasciamo fare una volta, ricchi e potenti non si rivolgeranno più alla polizia. Sapete che faranno? Incaricheranno i loro avvocati di fiducia per la raccolta delle prove. Dopodiché si tratterà solo di scegliere nel mucchio quelle più convenienti da passare al procuratore distrettuale. E la prossima vittima forse non sarà un riccone come Von Bulow, ma magari qualche povero cristo di Detroit che non può permetterselo o che non riesce a trovarlo un avvocato decente. Forse è un po’ più complicato. Più complicato della tua semplicistica morale. Non ti pare?
La presenza dell’avvocato nel processo è la base del sistema.
L’articolo 1 del codice deontologico degli avvocati recita: L’avvocato tutela, in ogni sede, il diritto alla libertà, l’inviolabilità e l’effettività della difesa, assicurando, nel processo, la regolarità del giudizio e del contraddittorio.
Solo in presenza di un difensore (anche nei casi dei crimini più efferati) si può ottenere una sentenza giusta.
E la nostra civiltà non vuole vendetta. Vuole giustizia.
[Del secondo interrogativo posto dalla studentessa: “Ok, ognuno ha diritto ad avere un avvocato. Ma perché dobbiamo difenderlo proprio noi?” parleremo in un prossimo post].