A Palermo una bimba di 10 anni è stata rinvenuta priva di vita e si sospetta che possa essersi soffocata mentre si riprendeva con lo smartphone durante una sfida estrema da pubblicare su TikTok, un social network molto diffuso tra i giovanissimi. La notizia, rimbalzata su tutti i media qualche giorno fa, ha riproposto il tema delle insidie che si nascondono nel luccicante mondo digitale pieno di “App” che consentono di fruire di tantissimi servizi, insidie che possono danneggiare anche i minori. Secondo una studio condotto in 29 paesi, almeno il 50% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni sono stati coinvolti in episodi di cyberbullismo, adescamento online, minacce, dipendenza da internet e tanto altro ancora.
Perché accade tutto questo? La risposta è complessa. Ma forse conviene partire da una considerazione. Nessuno dubita che per guidare un’automobile (ovvero: per utilizzare una tecnologia del trasporto) occorra avere un’età minima e possedere una preparazione specifica attestata dal superamento di un esame e dal rilascio di una patente. Si ritiene invece che per usare uno smartphone (una tecnologia della comunicazione) sia sufficiente, a qualunque età, scaricare e usare tutte le app che si desiderano limitandosi, quando va bene, a leggere il libretto di istruzioni online.
Ma le tecnologie digitali richiedono una preparazione specifica che è certamente tecnica (come ben sanno i cosiddetti “esodati digitali”, ovvero quelle persone che perdono il lavoro perché incapaci di stare al passo con l’evoluzione delle tecnologie), ma anche civile, giuridica, emotiva, comunicativa e valoriale.
Con l’espressione “competenza digitale” si suole indicare la capacità di saper usare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione. Di seguito un piccolo inventario delle principali conoscenze e abilità che vengono in rilievo nel contesto in esame.
1) Identità digitale. Occorre imparare a costruire la propria immagine e la propria personalità nell’ambiente digitale e capire quali influssi la tecnologia può avere su di esse e come l’uso dei media digitali può avere ricadute professionali.
2) Tecnologia e benessere personale. Bisogna imparare a gestire in modo equilibrato il tempo trascorso online e offline e conoscere l’impatto della tecnologia sulla salute, sulla produttività lavorativa e sugli stili di vita.
3) Attacchi alle persone. Come già detto, il ciberspazio contiene molte insidie. Diventa così indispensabile saper identificare, mitigare e gestire taluni comportamenti pregiudizievoli (ad es. cyberbullismo, molestie, cyberstalking).
4) Attacchi alle apparecchiature. Non meno rilevanti sono le minacce capaci di compromettere il funzionamento dell’hardware e delle app o di favorire un accesso fraudolento a dati personali. Si definisce, ad esempio, “malware” un software progettato specificamente per danneggiare o interrompere un sistema, attaccandone la riservatezza, l’integrità o la funzionalità. Attraverso il “phishing” i malintenzionati cercano di attirare gli utenti su pagine che sembrano identiche a quelle di istituzioni conosciute allo scopo, ad esempio, di sottrarre le credenziali di accesso alla propria banca. Per difendersi bisogna conoscere le diverse tipologie di attacchi e le differenti strategie di contrasto.
5) Interazioni sociali. Le tecnologie della comunicazione hanno moltiplicato in modo esponenziale le occasioni di incontro (virtuale). Diventa così necessario imparare a rispettare e far rispettare le sensibilità, i sentimenti, i bisogni di tutti. Un modo è quello di ricorrere ai principi della comunicazione non ostile.
6) Gestione delle tracce. Di ogni attività che compiamo su Internet resta traccia: i siti che abbiamo visitato, gli articoli che abbiamo letto, le foto che abbiamo caricato, sono dati che restano praticamente per sempre e possono essere usati per “profilarci”. Di qui la necessità di capire cosa sono le ”tracce digitali” e l’effetto che esse possono avere sulla nostra vita e sulla nostra reputazione. Oggi non c’è datore di lavoro che prima di assumere una persona non dia un’occhiata a ciò che quel candidato ha caricato sui propri profili social.
7) Analisi delle fonti di informazione. La rete è diventata lo strumento più importante per rimanere informati (si pensi ai giornali online, ai siti istituzionali, ai blog e così via). In questo oceano informativo è di vitale importanza imparare a trovare, organizzare, analizzare e valutare in maniera critica i dati reperibili online anche al fine di riconoscere e scartare le “fake news”.
8) Tutela dei diritti propri e altrui. L’attività sulla rete necessariamente interagisce con i diritti altrui: se carichiamo un video è possibile che esso sia protetto dal diritto d’autore; quando comunichiamo dei dati è possibile che si tratti di dati personali protetti di altre persone, e così via. Occorre imparare a conoscere, rispettare e far rispettare i diritti di tutti.
Da questo piccolo (e incompleto) inventario si comprende come dietro una “App” ci sia un universo molto complesso. Non è possibile entrarci con superficialità e senza la consapevolezza dei pericoli. Vale per gli adulti. Vale soprattutto per i minori, se vogliamo adempiere al dovere che incombe sui grandi che è quello di proteggerli.
Far acquisire le “competenze digitali” è uno degli obiettivi formativi più importanti della nostra epoca. Anche perché è lecito dubitare che essere “nativi digitali” significhi automaticamente essere in grado di andare al di là della capacità di cliccare sullo schermo.
Il 9 febbraio è Safer Internet Day 2021, la Giornata mondiale dedicata all’uso positivo di Internet