Spesso sentiamo ripetere che le leggi “non funzionano”. Con tale espressione si suole fare riferimento al fatto che le norme non sortiscono il risultato agognato dal legislatore. Così determinati problemi sociali restano irrisolti oppure si aggravano.
Ma perché questo avviene?
Le leggi (attraverso l’imposizione di obblighi e divieti, ovvero attraverso il riconoscimento di incentivi) mirano ad orientare i comportamenti delle persone al fine di raggiungere i risultati considerati utili. Si pensi, per fare un esempio, al divieto di fumare: esso mira a tutelare la salute della collettività e dello stesso fumatore.
Ma possono essere tante le ragioni idonee a produrre una frattura tra il mezzo (la legge) e l’obiettivo (il fine da perseguire).
La frattura può nascere dalla oscurità ovvero dall’ambiguità delle leggi. È complicato osservare una legge scritta male, ad esempio perché piena di rimandi ad altre leggi. Non meno dannosa è la difficoltà di comprendere davvero l’obiettivo perseguito: quale messaggio dà vietare il fumo da un lato e ricavare introiti dalla vendita delle sigarette dall’altro?
Un’altra ragione del possibile fallimento di una legge è il susseguirsi di tante norme sullo stesso tema a breve distanza di tempo. Una legge ha bisogno di tempo per essere applicata così da propiziare i frutti sperati: se viene cambiata di frequente finisce per somigliare alle “grida” di manzoniana memoria.
Occorre considerare, inoltre, che non è possibile prevedere con certezza quale effetto una certa norma avrà sui comportamenti. Si è portati a pensare che un inasprimento delle pene abbia una maggiore efficacia deterrente. Negli ultimi anni sono state emanate molte norme che hanno aggravato le sanzioni (di vario tipo) al fine di prevenire la violenza di genere; eppure i casi di femminicidio, purtroppo, non paiono ridursi. Né risultano efficaci rimedi che puntano sulla “dissuasione”. Sempre per rimanere al più volte citato caso del fumo, da anni sui pacchetti di sigarette c’è scritto “fumare nuoce gravemente alla salute”; eppure, anche qui, non pare si sia verificato un calo verticale di fumatori: appunto perché le persone non reagiscono in maniera “meccanica” alle regole.
C’è però un altro elemento che gioca un ruolo non secondario nella riflessione che stiamo conducendo, elemento che spesso viene sottovalutato.
Per introdurlo attingo ad un portato dell’educazione che tutti i bambini nati in famiglie cattoliche (e, quindi, larghissima parte dei bambini italiani) hanno ricevuto e ricevono. Mi riferisco al Catechismo della Chiesa Cattolica che così recita (n. 1931): «Nessuna legislazione sarebbe in grado, da se stessa, di dissipare i timori, i pregiudizi, le tendenze all’orgoglio e all’egoismo, che ostacolano l’instaurarsi di società veramente fraterne. Simili comportamenti si superano solo con la carità, la quale vede in ogni uomo un “prossimo”, un fratello».
Ovviamente su questo inciso si potrebbe discutere a lungo. Qualcuno potrebbe affermare di non condividere la dottrina cristiana e di coltivare valori diversi dalla carità e dall’amore per il prossimo.
Cionondimeno il passo sopra richiamato ci fa capire che una legge è poca cosa se viene considerata un mero strumento attraverso il quale imporre qualsiasi comportamento: una legge è davvero efficace solo se espressione di valori nei quali una società si riconosce.
Non sfugge, ovviamente, che viviamo in società complesse nelle quali le persone possono aderire a valori diversi per cui diventa necessario affrontare e vincere la difficoltà di scrivere leggi che tengano conto di dette complessità.
Residua, però, una considerazione. Si sente quotidianamente invocare la necessità di riforme. Forse la riforma più urgente di cui abbiamo bisogno si sostanzia in una singola regola: «le norme si rispettano». Perché se non rispettare le norme diventa un comportamento diffuso o addirittura un “valore” qualsiasi legge è destinata a fallire.
Il rispetto delle regole è la premessa implicita della convivenza: infatti non c’è una norma che impone di rispettare le regole. È un assioma che viene trasmesso con l’educazione e con l’esempio.