Elezioni nell’era digitale: ingerenze straniere e “par condicio” online (a margine dell’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania)

Il 6 dicembre, la Corte Costituzionale della Romania ha annullato l’intero processo elettorale relativo all’elezione del Presidente della Romania (dopo il primo turno il maggior suffragato era risultato il candidato di estrema destra considerato “filo russo”).

La decisione (n. 32/2024) è stata presa perché: (i) la libertà di voto è stata violata in quanto gli elettori sono stati disinformati attraverso una campagna elettorale nella quale uno dei candidati ha beneficiato di una promozione aggressiva effettuata eludendo la normativa nazionale in materia elettorale e attraverso lo sfruttamento abusivo di algoritmi delle piattaforme di social media; (ii) il materiale elettorale che promuoveva un candidato non recava i segni specifici della pubblicità elettorale; (iii) il candidato che ha manipolato le tecnologie digitali ha avuto una significativa sovraesposizione che ha portato ad una riduzione direttamente proporzionale dell’esposizione mediatica online degli altri candidati; (iv) non è stato possibile identificare la fonte del finanziamento (verosimilmente straniera) della pubblicità online.

La pronuncia suggerisce alcune riflessioni.

I. La lotta alle ingerenze straniere. Nel programma per il secondo mandato alla guida della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto: «Negli ultimi anni, le nostre istituzioni e i nostri sistemi democratici sono stati oggetto di attacchi sempre più frequenti da parte di coloro che intendono dividere e destabilizzare la nostra Unione. Dobbiamo moltiplicare gli sforzi per proteggerci dalle ingerenze esterne». A luglio, in Francia, è stata approvata la legge n. 2024-850 volta a prevenire le ingerenze straniere in quel paese: tutte le persone fisiche o giuridiche che esercitano, su ordine, su richiesta o sotto la direzione o il controllo di un mandante straniero e ai fini di promuovere gli interessi di questi ultimi, una o più azioni destinate a influenzare il processo decisionale pubblico francese sono tenute a dichiarare le loro attività di influenza all’Alta Autorità per la Trasparenza della vita pubblica.

II. Social network e manipolazione degli elettori. I social network possono essere usati per profilare gli utenti. Dalla profilazione alla manipolazione il passo è breve. Qualche anno fa balzò agli onori della cronaca il caso Cambridge Analytica (CA). Il motto di CA era: «Noi troviamo i tuoi elettori e li induciamo ad agire». CA creava (a partire da milioni di dati acquisiti prevalentemente da Facebook) dei «profili psicografici» nei quali non solo identificava quali elettori probabilmente si sarebbero mossi a vantaggio di un certo candidato, ma usava le informazioni per predire e anche modificare il loro comportamento futuro. CA è stata accusata di aver interferito pesantemente in alcune campagne elettorali. Non c’è stata una sentenza che abbia accertato le effettive responsabilità di Cambridge Analytica perché la società è fallita. Ma l’episodio ha fatto toccare con mano quanto pervasivi possano essere i social network. Certo, mai in precedenza si è arrivati ad annullare delle elezioni come avvenuto in Romania.

III. C’era una volta la par condicio in tv. In una famosa sentenza emanata quando in Italia cominciarono ad affermarsi le televisioni private (n. 148/1981) la Corte costituzionale italiana scriveva: [la televisione, n.d.r.] «per la sua notoria capacità di immediata e capillare penetrazione nell’ambito sociale attraverso la diffusione nell’interno delle abitazioni e per la forza suggestiva della immagine unita alla parola, dispiega una peculiare capacità di persuasione e di incidenza sulla formazione dell’opinione pubblica nonché sugli indirizzi socio-culturali, di natura ben diversa da quella attribuibile alla stampa». In ragione di quella constatazione vennero emanate le leggi sulla cosiddetta «par condicio» (prima la legge 515/1993 e poi la legge 28/2000 tuttora in vigore). La «par condicio» assicura, particolarmente nei periodi immediatamente precedenti alle elezioni, che i diversi soggetti politici possano accedere in maniera paritaria ai programmi di comunicazione politica (come le tribune elettorali) e ai programmi di informazione (come i telegiornali, anche quelli irradiati dalle emittenti private). Il fatto è che lo scenario tecnologico è radicalmente cambiato con l’avvento di Internet innescando mutamenti di non poco momento. Secondo il «Diciannovesimo Rapporto sulla comunicazione» pubblicato dal Censis pochi mesi fa, meno del 50% degli italiani si informa attraverso i telegiornali: peso sempre maggiore, specie tra i giovani, stanno acquistando i social network e i motori di ricerca.

La vicenda che in questi giorni sta interessando la Romania impone di agire con urgenza per disciplinare la comunicazione e l’informazione politica sui social network (esistono delle norme UE ma riguardano in particolare la lotta alla disinformazione). La libertà degli elettori di formarsi un’opinione include il diritto di essere adeguatamente informati prima di prendere una decisione. Il contesto in cui questo deve avvenire non è più solo quello radiotelevisivo (anche perché, tale contesto, appare sempre meno importante se rapportato al mondo della rete).

Alto Adige, 14 dicembre 2024

l’Adige, 15 dicembre 2024

 

 

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